“LABORATORIO DA FABBRO A FORZA ELETTRICA RAFFAELE DEMATTE’ MANISCALCO CONCESSlONATO”

Così si leggeva nei primi anni del 1900 sull’insegna visibile dalla strada nell’attuale via Catoni al n. 61. Da allora il mondo è sicuramente cambiato e gli anni sono trascorsi veloci, ma c’è chi ha saputo mantenere viva la tradizione pur rimanendo al passo con i tempi.

E così da parecchie generazioni la famiglia Demattè si tramanda di padre in figlio una professione che probabilmente cominciò con Giovanni Fabio Demattè (1881 -1877), fabbro, che abitava e lavorava a Vigolo Vattaro. Lo seguì il figlio Giambattista (1849-1922), detto Colombo, che nella seconda metà dell’Ottocento collaborava con il padre, producendo piccoli oggetti in metallo (serrature, attrezzi, zappe, aratri, etc.) e facendo piccole riparazioni.

Uno dei suoi quattro figli, Raffaele(1874-1948), spirito libero e avventuroso, pur interessato all’attività del padre decise di tentare la fortuna e partì poco meno che diciottenne per l’America del Nord.

Qui lavorò duramente nelle miniere, ma non dimenticò mai le sue origini e soprattutto ciò che aveva imparato dal padre. Così, dopo aver messo da parte qualche soldo ed essersi arricchito di nuove esperienze, tornò in Italia e avviò l'attività a Mattarello, mentre il fratello Saverio Domenico (1881-1961) manteneva l’officina a Vigolo Vattaro che ancor oggi è presente grazie all’intraprendenza dei suoi discendenti.

I primi passi non furono facili, ma la tenacia, la creatività, la lungimiranza e la convinzione di poter fare qualcosa di veramente nuovo ripagarono Raffaele dei suoi sforzi.

Dopo aver anche frequentato un’apposita scuola in Austria che gli permise di conseguire un diploma di maniscalco (cui fa riferimento il termine “concessionato” che era presente sull’insegna), progettò e realizzò un’assoluta novità nella zona: un’officina a forza elettrica in centro paese, ben diversa da quelle allora diffuse, tutte situate presso un corso d'acqua di cui sfruttavano la forza per far funzionare i diversi macchinari.

Nel nuovo laboratorio costruito ex-novo nel 1900 assieme alla casa di abitazione a prezzo di molti sacrifici, venne installato un motore a forza elettrica collegato ad un albero che dava il movimento a vari attrezzi, fra cui una forgia, un maglio, un trapano a colonna ed un tornio. Quest’ultimo era un pezzo molto particolare, fatto giungere appositamente dall’Ungheria, il cui arrivo attirò l’attenzione di tutto il paese. Infatti, dopo essere stato scaricato dal treno a forza di braccia, venne trascinato dai buoi dalla stazione fino all’officina e seguito da una folla incuriosita.

Dopo qualche anno di attività operosa Raffaele pote vantare una ditta artigiana che offriva a tutto il paese, a pochi passi da casa, vari servizi: officina di fabbro, maniscalco, manutenzione carri e attrezzi agricoli ed anche vendita di piccola ferramenta.

In questa sua impresa, un po’ alla volta, venne affiancato dal figlio Giulio(1899-1978) che imparò molto dal padre, ma seppe anche cogliere ed interpretare i cambiamenti che il mondo imponeva. Per questo gradualmente ridusse l’attività di maniscalco e si appassionò alle nuove tecniche di saldatura, che gli diedero la possibilità di curare anche la manutenzione dei macchinari presso le maggiori aziende presenti a Mattarello in quel periodo (Filanda, Masera, ecc.).

Ma la passione principale divenne il motore a scoppio e le sue principali applicazioni.

I carri trainati da animali venivano progressivamente sostituiti da nuovi e più moderni mezzi di trasporto e così Giulio trasformò poco a poco l’officina, dedicandosi sempre più alla riparazione di automobili (le prime!), trattori, moto, etc.

Le due guerre imposero un rallentamento; l’officina, infatti, venne militarizzata e utilizzata per la riparazione dei veicoli militari durante la prima guerra e seriamente danneggiata alla fine della seconda.

La competenza e l’esperienza, ma anche la creatività e l’originalità di Giulio gli permisero di presentare il brevetto di un motore due tempi da lui ideato, funzionante con carburanti diversi (gas, benzina, gasolio) e realizzato artigianalmente (1959-60).

A riprova della tenacia e della dedizione che avevano animato la famiglia Demattè da più di 130 anni, nel 1966 la Camera di Commercio Industria e Agricoltura conferì a Giulio la medaglia d’oro del V Concorso per la premiazione della fedeltà al lavoro e del progresso economico con la seguente motivazione: “Officina di fabbro fondata oltre 130 anni fa. L’attuale titolare, continuando la tradizionale attività dei propri avi con passione e particolare capacità professionale, ha pur saputo costantemente adeguare la propria azienda alle moderne esigenze.”

A partire dagli anni cinquanta il figlio Rolando(1934-1992) affiancò il padre nella conduzione dell’azienda di famiglia, dopo aver frequentato il Biennio delle scuole industriali ed alcuni corsi di specializzazione.

Il suo interesse si rivolse quasi esclusivamente alla riparazione di veicoli a motore di vario genere. Infatti maturò la sua esperienza sulle moto, in particolare la Lambretta della quale aveva la rappresentanza, sulle vetture e anche sui veicoli industriali che venivano utilizzati nel vicino cantiere delI’autostrada A22.

Tuttavia, gli attrezzi da fabbro che stavano diventando vecchi erano ancora un richiamo molto forte e ogni volta che si presentava l’occasione di utilizzarli Rolando era ben felice di trasmettere ai figli i segreti di questo antico mestiere. La decisione di eliminare la forgia, il maglio, il grande tornio molto sofferta e più volte rimandata, forse per poter sentire ancora vicino a sé coloro che li avevano usati e non dimenticare la loro lezione.

Ma la nuova generazione incalzava.

Negli ultimi anni, infatti, la mano è passata ai figli Giulio e Ivano. Dopo aver conseguito il diploma presso l’lstituto Tecnico Industriale ed aver frequentato numerosi corsi di specializzazione, alla prematura ed improvvisa scomparsa del padre hanno radicalmente innovato la struttura e le attrezzature. lnfatti, l’esigenza di una superficie maggiore e la necessità di aggiornamento hanno imposto uno sforzo di qualificazione e specializzazione. Così la struttura è stata interamente rivista ed ampliata, con la realizzazione di nuovi spazi sotterranei ed una diversa organizzazione di quelli fuori terra.

Dalla pesante porta a vetri ai più pratici serramenti, elettrici dal grosso motore a forza elettrica a Km di fili elettrici, da rozze tenaglie a sofisticati estrattori, dal vecchio cric e la fossa (detta “busa”) ai sicuri ponti sollevatori. Tutto ciò spiega come in più di 170 anni l’esperienza e la professionalità di questa officina artigiana abbiano saputo portare avanti una tradizione ancor viva, anche se modernizzata.

Rincorrendo la massima professionalità e mirando ad avere attrezzatura all’avanguardia, l’Officina Demattè s.n.c. ha saputo dotarsi di tutti quegli strumenti che permettono di offrire al cliente un servizio completo. Così il banco computerizzato consente un preciso assetto i ruote, l’orecchio attento ad ogni rumore del motore è affiancato da moderni computer di diagnosi che “parlano” con le molte centraline elettroniche presenti in ogni veicolo, il banco di riscontro scocche e il forno sono strumenti indispensabili per offrire un servizio qualificato ed affidabile anche nel settore della carrozzeria.

Dal 2002 l’Officina è anche Centro Autorizzato per le Revisioni di autoveicoli con concessione della Motorizzazione Civile, tanto da poter rendere sempre più completo il servizio mirato alla riparazione di veicoli e veicoli commerciali. L’obiettivo, ora, sarà un continuo miglioramento e sviluppo sempre all’insegna della serietà e professionalità, nella speranza che in futuro qualcuno raccolga il frutto di questo impegno i e continui nel solco della tradizione.

Nell'anno 2008 Giulio e Ivano Demattè spostano l'attività nell'attuale sede in via della Cooperazione, dove riescono a proporre meglio i servizi che già offrivano ed affiancano a questi nuove idee anche per conquistare nuovi mercati.

Contestualmente alla realizzazione della nuova sede, dalla ragione sociale è stato tralasciato il termine, troppo riduttivo, di Officina proprio per rimarcare la poliedricità dell'azianda.